Primavera Sacra

Storie dal sottosuolo

Categoria: crisi e i suoi fratelli

Populismo? Senti chi parla

Facci caso. Tutti i movimenti cresciuti al di fuori dei corridoi del potere sono definiti populisti. In realtà, la gran parte di questi movimenti è nata sulla spinta di un bisogno diffuso di democrazia. E questo, gli inquilini del potere lo chiamano spregiativamente “populismo”. È singolare che tale etichetta, considerata infamante e antidemocratica, venga applicata anche a tutte le scelte che i cittadini compiono fregandosene delle indicazioni delle élite. Quindi, votare No al referendum costituzionale è stato un atto populista. Se avesse vinto il si sarebbe stata democrazia perfettamente realizzata. Persino la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti è considerata populismo, a Wall Street. Ovvio. I professionisti del potere politico e finanziario avevano scelto la Clinton. Il modo di intendere la democrazia da parte di chi ne ha fatto un business è molto più simile al Monopoly che all’agorà ateniese e non punta al vero consenso, bensì ai soldi. Non continuo oltre, perché il senso del mio discorso mi pare chiaro. Fin troppo chiaro.

Sul progresso

Stimolato anche, ma non solo, da una riflessione di Susanna Schimperna su Facebook, mi trovo a fare i conti con quell’immagine astratta, ma ben inculcata in ognuno di noi, che comunemente definiamo “progresso”. Si può definire progresso la tecnologia? No. Si può definire migliore degli altri lo stile di vita occidentale? No. Dal momento che la tecnologia ed il modello sociale tipico degli stati occidentali comportano un depauperamento del pianeta, essi non sono positivi. In effetti, non appartiene in alcun modo al pensiero occidentale o alle democrazie la capacità di debellare la guerra, le ingiustizie, la prevaricazione. L’unica differenza che vedo nel combattimento tra truppe americane, russe o israeliane ed i loro storici avversari è data dalla qualità delle armi usate, cioè dalla loro migliore e micidiale efficacia. La mia speranza che l’evoluzione della specie significhi anche evoluzione umana verso il bene è quotidianamente disattesa dalle notizie che ci arrivano dai luoghi di guerra. E qui sinceramente non riesco a vedere differenze tra il Medio Oriente e l’Ucraina. Un’analisi condotta senza moralismi dirà che il motivo di fondo di tali orrori è da ricercarsi nella necessità di arraffare il maggior numero possibile di risorse, dato che siamo in troppi su un pianeta sempre più povero. Ma è altrettanto vero che ci basiamo su un modello, il capitalismo, che può restare in piedi solo continuando ad ingrassare, proprio come uno stomaco vorace che per saziarsi ha bisogno di mangiare più cibo ad ogni pasto. Eppure, sappiamo anche che questo modus operandi non può continuare all’infinito. I cervelli confusi e malati che vedono la guerra come una soluzione dolorosa ma efficace a questo stato di cose sono perdenti per almeno un paio di ragioni. La prima è che laddove la guerra divampasse ovunque non sarebbe più nemmeno un’operazione “sanitaria” di spopolamento mirato, ma un suicidio, la seconda è che considerare la guerra come una scelta possibile, e in certe situazioni auspicabile, ci pone al di là di ogni pretesa di progresso. Come possiamo considerarci più progrediti di altre civiltà nel momento nel quale ammettiamo la guerra come un’opzione praticabile? Vedete qualche differenza tra chi uccide tagliando la testa al suo nemico e chi lo vaporizza con un missile? Tutto questo accade perché non siamo stati capaci di porre la politica al di sopra del potere economico. Il fallimento della politica ha di fatto impedito una forma di coordinamendo mondiale delle risorse, a partire dal controllo delle nascite e dalla gestione responsabile delle fonti energetiche, delle materie prime, dell’ecosistema. Dopo più di un secolo usiamo ancora veicoli inquinanti ed avidi di energie, solo perché questo stato di cose è nell’interesse di alcune grandi compagnie petrolifere. Se non ci fosse più l’impellente necessità di petrolio molti paesi delll’Africa e del Medio Oriente avrebbero governi stabili e garantirebbero ai loro cittadini una miglior qualità della vita. La destabilizzazione di nazioni come la Siria e la Libia serve solo a rapinarle delle oro materie prime senza doverle pagare il giusto prezzo. Non so se altri Paesi saprebbero compiere scelte più intelligenti, ma è certo che la Gran Bretagna e StatiUniti continuano a fare disastri da troppo tempo per lasciarli fare ancora. Dobbiamo trovare un nuovo modello di sviluppo nel quale il denaro torni ad essere uno strumento e non uno scopo, altrimenti arriveremo presto alla fine. Chi ironizza sulle critiche al capitalismo, dicendo che non esistono altre vie, è solo un Homoraptor incapace di accettare l’idea che l’evoluzione lo cancellerà per sempre dalla faccia della terra.

Sul dolore di vivere

E' vero che il depresso cerca i segni della sua depressione anche fuori di sè stesso, che preferisce leggere notizie cattive, che vorrebbe distruggere il mondo perché (forse) tale disastro sarebbe un suicidio perfetto.

Compro sogni anche di seconda mano

La massa dei detriti della coscienza è inversamente proporzionale

alle invenzioni del sottostante decreto inconscio.

Quello che ti fa girare a destra anche se avevi solennemente deciso

di non farlo.

E più ti rimbocchi le maniche per arginare il fenomeno

più ti succede di dover ammettere

che non sai proprio come fermarlo

o, almeno, come frenarlo.

Quindi accetti, tuo malgrado, il compromesso

una parte di te si lascia guidare, l’altra tenta di capire dove stai andando

perché, a questo ci si arriva facilmente, non è detto che sarà un bel posto per viverci.

Tocco nel silenzio tutti gli articoli di legge

le canzonette della pubblicità

i disastri male allineati al muro.

Tocco le ragnatele di un pensiero infantile che ha governato per troppi anni.

Si trattava di fare soldi con i soldi, peferibilmente degli altri

Lo chiamavano giocare in Borsa, questa pallida imitazione del Monopoli.