Primavera Sacra

Storie dal sottosuolo

Categoria: poesia

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Mettiti lì, tranquillo

davanti alla porta

e abbaia quando qualcuno

cerca di entrare nella cantina dei tuoi dolori.

Tieniti caro ogni singolo frammento di ricordo

per quanto insignificante appaia.

Sopratutto quelli che possono ancora

farti piangere.

Altre ricchezze non ne hai

e a ben guardare

nessuno altro ne ha

perché solo la sofferenza

ci definisce nella diversità

e ci consegna sogni

soltanto nostri.

L’alternativa è semplice e terribile.

La si può osservare facilmente

sedendo fuori casa, a bordo strada

quando il traffico è più intenso.

Ad esempio in mezzo alla confusione

delle otto di mattina.

Ci sarà chi va al lavoro

chi porta i figli a scuola

chi esce per soddisfare un vizio.

Ma il tema di queste storie non è importante.

Osserva i visi

i gesti

le espressioni.

Ciò che vedrai saranno sempre e solo

smorfie nelle vite di burattini.

Salvo nei pochi che sanno di recitare

e spaventano i passanti

abbaiando alla mediocrità.

Ecco

Ecco

La rosa è marcita

La sacrestia è piena di cantori

i dubbi si millantano

come crediti presunti.

La schiena duole

e non intende più sopportare

il peso del mondo di mezzo.

Un funerale divertente

la bara munita di elica

i portantini in tuta da sommozzatore.

Chi mi ridarà la genuflessione

al desiderio che toglie i peccati

dal fondo?

Dimmi

Dimmi Eros, dove te ne vai?

Vò dove il mio cuore incontrerà le stelle.

Là ci sarà silenzio. Là si spegnerà la cacofonia di voci

che sempre sento dentro, perché sono umano.

Tiro un filo, da quelle luci lontane al fondo del fondo della mia anima.

Sbiadisco i finti desideri meschini. Che rimanga acceso solo il desiderio vero.

Il più sano. Il più potente. Così mi preparo a imbarcarmi

sul vascello della nuda verità.

La bautta

Attraverso il contempo orario
con la maledetta utopia
che avevo in tasca fin dalla nascita.
La sciagurata infelicità
che mi costringeva a guardare 
anche dietro le quinte
scoprendo l’inesistenza di dio
senza che nessuno me la rivelasse.
O, altrettanto, leggendo menzogne
negli occhi della gente
privo del coraggio di smascherarle.
Fino a capire, nemmeno tanto tardi
che la bugia è il prezzo.
Se la paghi subito, e in contanti, gli altri
si sentono tranquilli
perché sanno che rispetterai le regole
del loro gioco meschino.

 

P.S. La “bautta” è una maschera veneziana nera che veniva usata sopratutto dai nobili per celare la loro identità durante il carnevale.

Filosofia delle cicale

Chi rimase troppo a lungo

d’estate

ad ascoltare i contraccolpi del silenzio

ora è vaccinato alla seduzione dei tramonti

ma rimane esposto all’antico malanno

che ben descrive il motto: “Homo

Homini Lupus”.