Requiem Aeterna

di Secessionista


Venne la neve e ricoprì il vialetto. Senza i due segni più scuri della carreggiata, sembrava che i campi e la strada fossero tutt’uno. Se avessi voluto scappare di casa, potevo prendere qualsiasi direzione. Si era vicini al Natale. A qualche centinaio di metri, una famiglia più ricca delle altre aveva addobbato l’abete in giardino con un po’ di lucine, che lampeggiavano fioche nella sera. Nel mio cuore, ricordo, si accendevano e spegnevano con un ritmo di valzer. A Babbo Natale, chiesi feste senza litigi e violenza. Mi portò invece un fortino di cartapesta, molto bello, in verità, ed i litigi forse furono più smorzati del solito. Ero bimbo, certo non avevo più di cinque anni. Eppure, la frase “l’eterno riposo dona loro Signore” mi faceva immaginare oceani di serenità. Invidiavo quei defunti tranquilli, al calduccio nelle loro bare, mentre io dovevo assistere quasi ogni giorno al dramma dell’umana incomprensione.
 
Ti assaporo
 

Il tipo di amore che sto cercando vanta parentele illustri; la trance dei visionari, l’illuminazione dei saggi, la follia degli artisti. E’ un “fuori corpo” che non aspetta la pre-morte per manifestarsi. Altro da me ma anche altro da tutti gli altri. Estatica affermazione del momento contro il tempo. Aspettativa autosoddisfatta immediata. Onirocoito mistico. Le mani non sanno di muoversi. La mente scappa via lontano, e i sessi rimangono finalmente liberi di parlarsi da soli. Dico un odore d’ascella e lei risponde con un magnifico afrore di sesso umido, asciugato e nuovamente bagnato. Se qualcuno avesse le orecchie giuste per ascoltarci, non sentirebbe pelle di femmina e maschio alternarsi, ma solo un olimpico monologo di aromi che sfumano, l’uno dentro l’altro. L’amore che cerco è una scatola cinese.